di Leonarda Viretti

È stato il primo Cardinale del Camerun: ordinato vescovo nel dicembre 1979 e consacrato l’anno successivo da Papa Giovanni Paolo II insieme all’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, al quale fu legato da una lunga amicizia, è stato creato cardinale nel 1988. Negli anni ’90 fu Presidente delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar, rappresentando tutti i vescovi africani.  Nel 2011 è stato insignito del premio Integrity Award dall’organizzazione internazionale “Transparency International” con questa motivazione: “in un Paese dove la fiducia nel governo e le leggi sono state erose dalla corruzione, Sua Eminenza è stato un faro di integrità per oltre tre decenni”. Nel 2019 ha ricevuto il premio Nelson Mandela per la sua opera di mediazione nella guerra scoppiata in Camerun tra le fazioni ribelli anglofone e i governativi francofoni. “Uno strenuo difensore della democrazia, un aperto fustigatore della corruzione e oppositore di quella ristretta cerchia di persone che vivono nell’opulenza, calpestando i diritti umani fondamentali, senza considerazione per i tantissimi poveri che non possono accedere all’istruzione, alla salute e soffrono la fame” (dal giornale del COE – Centro Orientamento Educativo).

Si è spento il 3 aprile a 90 anni il cardinale Christian Wyghan Tumi. Wygham: nella sua lingua natia, colui che è in viaggio e sarà qui solo per un momento. Come la vita di tutti noi; la sua vita però è stato un momento che ha lasciato un segno importante.  Era un profondo conoscitore dei mali della sua terra e dell’Africa, e la sua azione di uomo e di alto prelato si è sempre distinta per la lotta alla corruzione che affligge il Continente e nella promozione del dialogo tra le differenti etnie (200 diverse solo nel Camerun).

Nella guerra civile che si è scatenata nel Paese dal 2016 si è impegnato per la mediazione tra le fazioni e condannando fermamente le violenze, come nell’ottobre del 2020, quando l’irruzione di un commando armato nella scuola bilingue Mother Francisca di Kumbo provocò la morte di 8 bambini. Un massacro che mosse il Papa a esprimere pubblicamente il suo dolore e lanciare un appello per far cessare le ostilità. Il Cardinale Tumi intervenne personalmente e per il suo tentativo di mediazione subì anche un sequestro, lo scorso novembre, da parte di una banda separatista.

Il Cardinale Tumi è stato un uomo di pace e di cultura. Nella sua lunga vita è stato un costruttore di ponti non soltanto metaforici. Ha lavorato perché la Chiesa facesse sentire la sua voce autorevole contro le divisioni e le violenze. Ha costruito chiese, dispensari medici, scuole e strutture per i ragazzi simili ai nostri oratori, nella convinzione che far crescere insieme i bambini, farli giocare insieme, far sì che potessero comprendersi parlando le due lingue ufficiali del Camerun, fosse il modo migliore per combattere l’intolleranza e superare le differenze culturali delle tante etnie che popolano il Paese. Ha promosso iniziative di formazione dei giovani, scuole d’arte, organi di informazione (“L’effort Camerunais”, il giornale della Chiesa di Douala), scuole nelle carceri. In tanti modi lavorato per lo sviluppo del suo Paese e per la crescita della Chiesa Africana. L’amicizia con il Cardinale Martini lo portò a voler costruire il primo oratorio in Camerun, la  Maison des Jeunes di Garoua, alla realizzazione della quale ha contribuito il nostro socio fondatore e volontario Marco Tiso lavorando là per due anni (a Marco devo molte delle informazioni contenute in questo articolo).

Per noi di Cuore Fratello il Cardinale Tumi è stata una figura di grande importanza, perché fu l’uomo che per primo mise la sua autorevolezza al servizio del Progetto Camerun, ponendosi come facilitatore per la costruzione del Cardiac Center di Shisong. Un progetto di grande respiro, un sogno che si è realizzato solo per pochi anni. Inaugurato nel 2009 (nell’occasione il cardinale pronunciò un bellissimo discorso), il Centro di cardiochirurgia, che avrebbe dovuto servire non soltanto il nord del Camerun ma tutta l’Africa Equatoriale Occidentale, ha oggi chiuso la maggior parte delle attività, a cominciare dalla Cardiochirugia Pediatrica, a causa della guerra civile, e gli interventi si svolgono nella capitale, dove però è molto difficile arrivare per i piccoli cardiopatici e per le loro famiglie, anche a causa delle violenze in atto. Forse, più dell’età, a fermare il suo grande cuore è stato il dolore per avere visto vanificato dalla guerra civile il lavoro di una vita spesa per il bene del suo popolo e dell’Africa.

Nella foto: una veduta dall’alto della festa di inaugurazione del Cardiac Center in Camerun (2009).