Le donazioni di tanti amici e sostenitori hanno portato salute e gioia a tanti bambini. Come Amalia, dall’Albania, e Jale e Ronas dal Kurdistan Iracheno, operati al Policlinico San Donato, dopo che nel 2020 i loro arrivi erano stati sospesi a causa della pandemia.
I nostri volontari si stanno preparando ora ad accogliere i prossimi pazienti. La prima ad arrivare sarà Emer, dal Kurdistan Iracheno.

Iole Pinto, nostra corrispondente per il ponte di speranza con il Kurdistan Iracheno, ci ha informato che l’altro piccino che sarebbe dovuto arrivare insieme a lei, Tomar, un bambino che aveva un solo anno di vita, è venuto a mancare proprio quando avevamo già organizzato tutto per il suo arrivo.

Queste tristi notizie ci lasciano affranti, ma non possiamo fermarci nemmeno per un attimo: stiamo infatti lavorando per accogliere quanto prima gli altri giovani pazienti che attendono un intervento salvavita.

Intanto, Iole Pinto ci ringrazia per il prezioso sostegno che dà speranza in quei villaggi dimenticati, e ci ha inviato questo messaggio:

La visita di Papa Francesco ha avuto grande risonanza in Kurdistan: emozionante l’incontro con il sommo sacerdote Yezida, minoranza religiosa duramente colpita da Isis. Sono proprio di Sinjar, villaggio Yezida massacrato e distrutto da Isis, alcune famiglie che aiutiamo grazie alla nostra collaborazione. […] Proprio tra questa gente si è recato Papa Francesco nel suo viaggio in Kurdistan. Gli Yezidi hanno una antica storia di persecuzioni e massacri in Medio Oriente.

Seguaci di una religione sincretica che richiama antichissimi culti zoroastriani pre islamici, considerati eretici dai regimi islamici fondamentalisti, hanno da sempre trovato rifugio tra le montagne del Kurdistan. Nel Kurdistan Iracheno vivevano in pace e sicurezza fino a pochi anni orsono, essendo parte integrante della società civile della Regione Autonoma del Kurdistan, con rappresentanti in parlamento: hanno qui i loro templi dove praticare il culto, vivono in pace con il resto della popolazione kurda di religione islamica o cristiana. Purtroppo i loro villaggi e i loro templi sono stati rasi al suolo in questi ultimi anni dalla furia devastante di Isis: la popolazione civile è stata massacrata, imprigionata, torturata. Chi ha potuto è scappato e si è rifugiato nei campi profughi nell’area di Dohuk, da dove non c’è al momento possibilità di ritorno.

La visita di Papa Francesco agli Yezidi assume proprio per questo un grande valore simbolico e di vicinanza umana. Ha toccato il cuore di tutti.

La bimba per cui abbiamo chiesto il visto, che verrà insieme ad aprile, è nata lo scorso anno (dicembre 2019) affetta da cardiopatia congenita. La mamma è del 1988. Il suo villaggio venne bombardato proprio in quell’anno  con sostanze chimiche e poi incendiato durante i massacri condotti in quegli anni dal regime iracheno contro la popolazione del Kurdistan. Insieme ad altre centinaia di migliaia di curdi fuggirono e trovarono rifugio in villaggi nell’area di Ninive –Sanjar, dove oggi ancora abitano. Il padre di Emer è un peshmerga, cioè un partigiano del Kurdistan impegnato ogni giorno a combattere contro Isis e il dilagare delle stragi di donne e bambini tra i villaggi del Kurdistan ai confini tra Siria e Turchia. 

Mi farebbe piacere venirvi a trovare, incontrare anche questi bimbi che verranno a curarsi, abbracciare le loro mamme. Speriamo di poterci vedere presto. Grazie di cuore per tutto quello che fate”.