Il 13 novembre si leggeva questo messaggio sulla pagina Facebook del St. Elizabeth Catholic General Hospital: “NO! A coloro che minacciano di reclutare dalla loro parte il St. Elizabeth Catholic General Hospital e la sua filiale nel Holy Family Health Center, nella guerra in corso.
Quando venite a prelevare i pazienti dall’ospedale perché sono i vostri nemici, e perseguitate noi, gli operatori sanitari, state attenti a commettere un crimine di guerra e a violare il diritto nostro e dei pazienti di essere curati.
Non siamo guerrieri. Siamo una struttura sanitaria. Nei nostri campus abbiamo personale, pazienti e operatori sanitari, non c’è nessun’altra categoria di persone qui. Il nostro obiettivo principale è l’assistenza sanitaria ai malati, con la grazia di Dio. L’OMS e il Ministero della sanità pubblica del Camerun ci richiedono un’assistenza sanitaria universale. Con la forza di Dio, rimarremo impegnati in questa vocazione”.
Ancora una volta, i militari del Camerun hanno attaccato l’ospedale di Shisong, l’ultima volta era stata lo scorso luglio.
Il racconto della Direttrice è drammatico: domenica scorsa i soldati sono tornati a Shisong con armi e tenuta da combattimento, una scena spaventosa per tutti, soprattutto per i pazienti ricoverati.
La Dottoressa Suor Anshoma Helen, cardiologa, è stata immediatamente allertata, ha incontrato i militari e li ha portati nel reparto che viene usato per le emergenze e dove iniziano tutte le consultazioni in ospedale. I militari hanno preso i registri dei pazienti e hanno ispezionato l’ospedale in ogni reparto, area privata, bagno e stanza. Non trovando nessuno degli “Amba Boys”, i ribelli separatisti, hanno insultato e addirittura minacciato le suore di sparare loro alle gambe, se non avessero mostrato dove si nascondevano; hanno colpito con il calcio della pistola anche la guardia dell’ospedale. Successivamente, hanno ispezionato anche tutta la struttura del Cardiac Center, corridoio per corridoio, stanza per stanza; dopo quasi due ore, alla fine delle ricerche, alcuni dei militari presenti si sono resi conto che la loro azione era stata esagerata, provando rimorso per l’accaduto. Invece, altri hanno continuato a maltrattare i presenti e le suore, promettendo che la prossima volta bruceranno tutto l’ospedale.
Fatti davvero incresciosi e preoccupanti che rappresentano la grave situazione che sta vivendo la popolazione e le suore in Camerun.
In questo tempo così devastante Cuore Fratello continua a garantire la vicinanza agli amici del Camerun e alla Congregazione. Proprio in questi giorni le suore sono impegnate in una missione a Yaoundè, per operare 15 pazienti che necessitano di un intervento di cardiochirurgia. Cuore Fratello garantirà il suo supporto a cinque bambini in lista d’attesa e contemporaneamente ha accolto a San Donato Milanese anche quattro bambini e due suore: i piccoli stanno seguendo il loro percorso terapeutico.
Sullo sfondo di un Camerun in cui le divisioni si fanno sempre più gravi, il Presidente dell’Associazione don Claudio Maggioni ha inviato il suo accorato messaggio alle suore, in occasione anche della ricorrenza di Santa Elisabetta d’Ungheria, patrona principale del Terzo Ordine Regolare di San Francesco e dell’Ordine Francescano Secolare, alla quale è intitolato l’ospedale di Shisong: “nel 2009, proprio attorno a questa Festa, c’è stata l’inaugurazione della grandissima opera che è il Cardiac Centre; la celebrazione è stata presieduta con calore ed autorevolezza dal compianto Cardinal Tumi recentemente scomparso. Una preghiera particolare perché S. Elisabetta protegga l’opera di bene realizzata con tanta generosità ed impegno e nessuna forza avversa o l’asprezza delle situazioni disturbi questa iniziativa e la vostra testimonianza cristiana in questa terra”.